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Home / News / Click day bonus mobilità: cosa è andato storto

Click day bonus mobilità: cosa è andato storto


Oggi, 3 Novembre 2020, è una data che moltissimi italiani avranno segnato sul calendario. Il motivo sta nel fatto che oggi è un click day, dal momento che dalle 9 di stamattina è consentita la possibilità a tutti gli utenti in possesso delle credenziali SPID, di accedere al portale Buono Mobilità 2020 per richiedere un buono o un rimborso. Una bella cosa, se non fosse per un dettaglio cruciale: il governo italiano ha fissato un limite massimo di budget, oltre il quale non sarà più erogabile alcun contributo. La conseguenza è che chi arriva primo ha la priorità sugli altri, rendendo cruciale “cliccare” il prima possibile.

Come spesso accade quando viene organizzato un click day di questo tipo, i problemi tecnici sono dietro l’angolo. Ed anche questa volta il “tradizionale” overloading dei server ha finito per impedire a molti utenti l’accesso a quello che, in teoria, è un loro diritto.

Cerchiamo di capire insieme cos’è successo.

Click day: come funziona

Da questa mattina, accendo al portale del Buono Mobilità 2020, gli utenti vengono posti in una coda virtuale, in attesa che arrivi il loro turno. Sul browser appare quindi una schermata simile alla seguente:

Figura 1. Schermata della coda di accesso al portale Buono Mobilità 2020 (click per ingrandire)Schermata della coda di accesso al portale Buono Mobilità 2020

Come si può intuire, è molto probabile che l’elevato numero di utenti comporti lunghi tempi di attesa. Personalmente, ho acceduto al sito questa mattina alle 9, e con più di 240 mila utenti davanti a me, ho dovuto attendere fino alle 14 circa.

Una volta terminata la coda, si accede finalmente al sito vero e proprio, e la prima cosa che ci viene richiesta è di effettuare l’accesso tramite il servizio SPID. Una volta effettuato, basterà compilare un form e caricare alcuni documenti, ed il gioco è fatto.

Semplice? No, affatto.

Il sovraccarico dei server

Il problema, in effetti, non sembra essere relativo al portale, bensì al servizio di accesso tramite SPID offerto da alcuni provider. La mia esperienza è relativa all’uso delle credenziali SPID/PosteID, ottenute tramite il provider Poste Italiane. Questa è probabilmente la situazione più comune, dal momento che sebbene esistano vari provider (Aruba, InfoCert e molti altri) che forniscono servizi per l’accesso tramite SPID, la maggior parte degli utenti si è affidata a Poste Italiane.

Da qui nasce quindi il primo problema: mentre il carico del server che gestisce il portale è stato correttamente gestito con l’uso della summenzionata coda, i server che gestiscono l’accesso ai servizi SPID di Poste Italiane non sono stati in grado di gestire tutte queste richieste contemporanee. Nel mio caso, ho provato per venti minuti (limite massimo concesso agli utenti per effettuare le operazioni) ad accedere tramite SPID, senza riuscire in alcun modo. Al termine dei 20 minuti sono stato quindi rimesso in cosa, trovandomi questa volta più di 600 mila persone davanti.

È quindi verosimile che il vero collo di bottiglia non sia stato il portale – che, anzi, sembra avere implementato una politica di gestione delle code abbastanza efficiente, in grado di gestire efficacemente sessioni anche molto prolungate. Il problema, semmai, sembrerebbe essere dovuto ai provider dei servizi di autenticazione tramite SPID.

Non resta che augurarsi, in futuro, che le istituzioni si ricordino di imparare da questo tipo di errori, e riescano a “prevedere” problemi come questi, impedendo disservizi evitabili.



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